giovedì 8 maggio 2008

Mission impossible (2)

Diamo per buono che Biancaneve ha finito il settore soprabiti, che si affronta sempre per primo, come se così indicasse un undecimo comandamento; si passa al resto dell’armadio . Qui il criterio si fa triplice, nel senso che bisogna fare tre mucchi, a loro volta divisi in sottomucchi: cose da eliminare, cose da lavare, cose da conservare perché già lavate o da spazzolare perché usate poco. Ed ecco che cominciano i dubbi amletici : questo non mi entra più; e se poi dimagrisco? Questo è demodè: ma si sa che prima o poi tutto si riusa. Questo lo lavo in casa o lo porto in lavanderia? Questo mi ricordo quando l’ho comprato, mi piace tanto... La mente lavora mentre le mani agiscono e i mucchi occupano la superficie del letto. Si passa dal raptus fuori-tutto a picchi di lungimiranza conservativa . E’ difficile per Biancaneve scordarsi di essere l’ottava figlia, e di avere ereditato da sempre le cose delle sue sorelle: certe cose ti segnano. Per fortuna le nane di casa hanno tre o quattro taglie meno. E mentre l’aria si impregna del delicato odore di una nuova naftalina profumata dall’accattivante nome di Orphea, e i mucchi vengono tolti di mezzo perché in queste stanze ci dobbiamo pur vivere, un senso di appagamento per la parte di lavoro già fatta invade la Rassettante; è vero, c’è da pensare alle scarpe, ma – come disse Rossella O’Hara alla fine di Via col vento – domani è un altro giorno.

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