venerdì 18 aprile 2008

Scarpe

Quando qualcuno dei nani emigrati viene per un motivo qualsiasi alla casa-base la richiesta tipica che fa è: comprare scarpe. Biancaneve va in giro con loro, paziente di fronte all’indecisione, alla fine paga le scarpe e prova un profondo senso di compiutezza.
Le scarpe si consumano, specialmente se bisogna fare le strade col battere dei propri passi. Cinque nani li ha portati lontano la libertà, e li sostiene il desiderio di rispondere a un amore. In fondo il compito dei genitori è questo: insegnare a camminare e fornire le scarpe, e poi accettare che i figli vadano (o restino, se vogliono). Attenzione a non dare solo pantofole: la vita non è tutta moquette.
Una amica ha raccontato a Biancaneve questo episodio:
-Nonna, le mie scarpe sono brutte? - chiede un bambino di sei anni.
No, dice la nonna, perché me lo chiedi?
-Perché il mio compagno dice che sono brutte.
La nonna le guarda – effettivamente tanto belle non sono- ci pensa un attimo e risponde: Tu puoi dire al compagno che le tue scarpe parlano di te, raccontano che ieri sei stato in campagna, che hai raccolto la legna per il camino, che ti sei arrampicato...
Dopo qualche giorno il bambino dice alla nonna – Sai nonna, gliela ho detta al mio compagno quella cosa sulle scarpe.
E lui cosa ha risposto? fa la nonna
-Mi ha chiesto se gliele presto-.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Che brava Biancaneve!scrivi benissimo...trasmetti molta serenità e pace...
Sai, anche a me piace camminare a piedi, evitando automobili ecc...Cammino, e spesso le scarpe si consumano, ma l'importante è comprarne di nuove...(quando servono).
Certo, avvolte bisogna correre, altre volte bisogna fare lo slalom tra i ricordini che i cani hanno lasciato, ecc...ma...poi c'è la mamma o Qualcun Altro che ci fa avere nuove scarpe! Mi piace, quando cammino, fare come pollicino, lasciare una traccia di qualcosa che poi possa germogliare, anche sull'asfalto delle calde città in estate.
Anche una semplice impronta di scarpa sul rovente asfalto dei marcaipiedi piò fare qualcosa: il bimbo che confronta la forma del piede col suo dirà, anche io possso arrivare a essere grande e fare tanto...(tanto non sa quello che io ho fatto, può sicuramente arrivare più in alto!).

Grazie Biancaneve

Anonimo ha detto...

Come si fa a vedere la poesia dietro (in ordine):
- una pipì di neonata a ruscello prima di uscire a lavorare;
- i capricci per lavarsi, vestirsi, mangiare (dell'altra peste);
- il tailleur sporco di rigurgito di cui ti accorgi solo in macchina;
- la sensazione di essere sempre indietro nel lavoro;
- la certezza che è così (con conferma - velata - del grande capo);
- la faccia semisoddisfatta di tuo marito che ti comunica che nel tempo "libero" deve studiare?
Come si fà? C'è un segreto che mi sfugge?
Elisabetta

biancaneve ha detto...

Per Elisabetta:
se c'è un segreto non lo so; so però che le cose che hai elencato sono esattamente la tua vita, e un'altra diversa non ti farebbe più felice, perchè non sarebbe la tua. E poi chiamare "ruscello" la pipì è già trasfigurarla in poesia.

Anonimo ha detto...

"Ruscello" in effetti è un eufemismo... anche conferma "velata" è un eufemismo...
Sto diventando una poetessa?!
Elisabetta

Anonimo ha detto...

Biancaneve, come fai a dare i consigli perchè i tuoi nani scelgano la strada giusta da percorrere con le scarpe che gli compri?
la commessa del negozio

Anonimo ha detto...

secondo me alle mamme viene naturale...
NanoIII (che nella sua vita da Biancaneve ha ricevuto un solo consiglio, che da solo è bastato a diventare una stella polare)

Anonimo ha detto...

Ha ragione Biancaneve:le pantofole non sono adatte alle strade del mondo. E chi resta a casa? Conosco uno che è contrario pure alla pantofola in casa. E devo dire che mi ha convinto.

un nano

Anonimo ha detto...

Potresti dare qualche spiegazione su quell' "insegnare a camminare e fornire le scarpe" che è il compito dei genitori?
una mamma

(nonno) Baffo racconta ha detto...

Cara Biancaneve ti ringrazio
per i
piacevoli ed intensi momenti che mi
dà la lettura del tuo blog,
vai così che sei forte.

biancaneve ha detto...

Per "una mamma"
insegnare a camminare per me significa aiutare il figlio ad essere consapevole delle sue possibilità (di avere due gambe, i muscoli, le ossa, i nervi e la volontà per metterli in moto) e dare le scrpe fornirgli l'attrezzatura necessaria ad affrontare i vari tipi di terreno (scarponi da montagna, o ballerine, o sandali...).
E poi ci vuole la bussola, renderlo capace di orientarsi dandogli punti di riferimento; e farlo rischiare.