giovedì 24 aprile 2008

La linea azzurra (raccontino)

Aspettò che i bambini fossero entrati a scuola e riprese la via di casa, stringendosi la sciarpa attorno al collo perché aveva i brividi. L’ultima settimana era stata tutta una battaglia per non pensarci, per convincersi che no, non poteva essere, era stata attenta. Eppure il dubbio non la lasciava in pace, e diverse volte in quei giorni si era bloccata con la penna a mezz’aria mentre correggeva i compiti, facendosi un film in testa su come affrontare quella novità. Fece un giro largo ed entrò a comprare un test di gravidanza in una farmacia diversa dalla solita, (non sapeva neanche lei perché, ma per ora quel sospetto doveva essere un segreto tutto suo), e si diresse verso casa.
Dopo mezz’ora, la linea al centro di quella che sembrava una penna (ed era un kit ultimo modello) era di un azzurro intenso, e il dubbio lasciava il posto allo sgomento. Un altro figlio. Inaspettato. Il quarto. Non è possibile. Non ce la faccio.
Sin dal giorno prima la sua anima dondolava al ritmo delle parole di una canzone di Battisti “...io vorrei, non vorrei,ma ...se Vuoi”. Ora che il dubbio era diventato certezza, sentiva di stare già affezionandosi –quasi contro la sua stessa volontà – a quell’idea...anzi no, a quel bambino.
“Come può uno scoglio arginare il mare?” cantava Battisti dentro di lei. Lo scoglio della difficoltà, della paura, dell’energia insufficiente, come può arginare il mare della vita che chiede prepotentemente di essere accettata con amore...l’amore forte, appassionato verso suo marito, e di lui per lei. “Anche se non voglio, torno già a volare...le distese azzurre e le verdi terre...”. Stava lì, seduta sul bordo della vasca da bagno con quel piccolo aggeggio dalla linea blu ancora in mano, ed era ben cosciente che avrebbe affrontato “..le discese ardite e le risalite”, sapeva che avrebbe volato leggera e sarebbe precipitata in attimi di puro sconforto : “su nel cielo aperto, e poi giù il deserto, e poi ancora in alto con un grande salto...”
Gli occhi le si riempirono di lacrime, non sapeva dire se di paura o di gioia.
Otto mesi dopo tutti i suoi parenti si chiesero perché avesse insistito tanto a voler chiamare il bambino Lucio.

3 commenti:

isabel ha detto...

Mi immedesimo in ogni parola del racconto... E' bellissimo.

Anonimo ha detto...

non era il bordo di una vasca da bagno ma il nudo pavimento durante una caldissima giornata d'estate:il quarto,inaspettato anche per me; io vorrei, non vorrei,ma ...se Vuoi”.

VandaQC ha detto...

Come ho rivissuto un momento!