mercoledì 4 giugno 2008
Il pane
In casa di Biancaneve fino a qualche tempo fa (quando i nani presenti erano più numerosi) si viveva quotidianamente l’annoso problema del “pane di ieri”. Ogni giorno infatti veniva – e viene- comprato il pane, ma la regola comanda che prima di attaccare il “ filone” nuovo si deve finire il pane del giorno prima. D’altra parte il consumo di pane è imprevedibile: dipende dai sughetti che accompagnano o meno il secondo, da chi fa o non fa merenda, da chi c’è o non c’è a cena, eccetera. Per questo Biancaneve tra i vari tipi di pane che si vendono in questa terra e che sono tutti eccellenti - uno dei punti su cui Sud batte Nord è certamente costituito da mafaldine, scalette, papaline, signorine, toscanini, filoni e filoncini, pizziati...(ma chi li inventa i nomi del pane?)- preferisce quello che “dura” di più: il rimacinato. Il problema di fatto è un finto problema, perché col pane rimasto si possono fare tante cose: crostini, pan grattato – o “mollica”, ottima abbrustolita su alcune ricette di pasta- e via dicendo, perciò stiamo tutti sereni; e poi – come disse un uomo saggio- il pane di oggi non è altro che il pane dell’altroieri di dopodomani.
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4 commenti:
Questa è economia domestica, scienza esatta e... sconosciuta ai più.
Grazie per i consigli.
W la pasta con la moccirica!
(pangrattato abrustolito)
e chi era il saggio?
James : il saggio era uno che cercava di portare avanti la teoria che conviene mangiare il pane di oggi prima che rimanga e diventi pane di ieri.
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