mercoledì 18 giugno 2008

Autenticità

Una delle cose che più ci dà fastidio negli altri ( e che con difficoltà scopriamo in noi stessi) è l’ipocrisia. La parola deriva dal linguaggio teatrale: essa è fare della vita un teatro in cui si recita per un pubblico; è indossare una maschera, cessare di essere persona e diventare personaggio. Biancaneve ha letto queste righe: “Il personaggio non è altro che la corruzione della persona. La persona è un volto, il personaggio una maschera. La persona è nudità radicale, il personaggio è tutto abbigliamento. La persona ama l’autenticità e l’essenzialità, il personaggio vive di finzione e di artifici. La persona ubbidisce alle proprie convinzioni, il personaggio ubbidisce a un copione. La persona è umile e leggera, il personaggio è pesante e ingombrante”.
Ci sono in giro più personaggi che persone?
La finzione teatrale mantiene sempre la distinzione tra il palcoscenico e la vita: nessuno che assiste alla rappresentazione di Amleto pensa che l’attore sia veramente Amleto. Il fatto inquietante di oggi è che si perde la distinzione, si trasforma la vita in uno spettacolo, si esibiscono sentimenti e si interpretano ruoli costruiti artificialmente spacciandoli per autentici, e facendo questo si perde l’interiorità.
Essere veri è una sfida.

7 commenti:

Prof 2.0 ha detto...

Credo sia inevitabile recitare dei copioni e a poco a poco trovare la propria parte. Gli educatori hanno questo compito: aiutarti a diventare te stesso, con tutto ciò che questo comporta in termini di rischi, paure, fallimenti...

Screwball ha detto...

Con davanti un libro sull'autenticità (guarda caso) e dopo aver visto un "nanetto" (uno di quelli che si raccontavano nella tv di qualche anno fa) ritorno al supporto attivo, o almeno a un saluto a Biancaneve, una volta terminata la strage degli innocenti studenti.
Per inciso, dopo anni di lezioni sull'etica "hard", i miei studenti osano dire che bisogna essere autentici, ma alla fine sono tutti così autentici da essere così... uguali!
\

Anonimo ha detto...

E' proprio sicura o sicuro che siano così uguali? Ha colto le persone o i personaggi?
Ale

biancaneve ha detto...

Per Prof 2.0:
E se tutti recitano lo stesso copione? "Sai che noia,povero Sergio" (citaz de Nemo, Dori lo dice a Nemo)

Shanà:
Quando fai strage dei poveri innocenti studenti non hai nelle orecchie "Un grido si è udito in Rama"? Biancaneve è la mamma di innocenti studenti.

Anonimo ha detto...

E' vero che a volte siamo ipocriti senza accorgercene. Recitiamo una parte, per esempio la parte dell'amica senza esserlo veramente, sparlando appena girato l'angolo.

Gabriella ha detto...

"si interpretano ruoli costruiti artificialmente spacciandoli per autentici, e facendo questo si perde l’interiorità"
o forse si nasconde la propria interiorità per paura di non essere abbastanza omologati al politicamente corretto, e dunque non abbastanza uguali agli altri da poter essere accettati?
Hai ragione, Biancaneve: essere veri è una sfida, innanzitutto verso l'accettazione di sè.

Screwball ha detto...

Rispondo solo al commento immediato: come si definisce una classe di universitari molto motivati, riflessivi e responsabili? Con questa domanda ho fatto una serie di verifiche, se fossero personaggi sarei deluso, ma, purtuttavia, il crinale è sottile, potrebbe essere l'uno o l'altro...
Hanno veramente avuto modo di pensare, leggere cose diverse e avere colloqui personali con me e tra loro... Se sono rimasti personaggi...