sabato 30 gennaio 2016

L'arte del pane

"L'arte del pane" è il nome del panificio dove si serve la casa del bosco. Se c'è una cosa buona in questa terra è proprio il pane : come in  tutti i popoli poveri, il pane è alimento base e per questo c'è una grande varietà di tipi e di "accompagnamenti". C'è il pani ca meusa (milza), con le panelle, il pane "cunzato", il pane e tumazzo (formaggio) e così via, con una creatività veramente sorprendente. E fantasiosi sono i nomi del pane: quando si entra in un panificio si sente chiedere una "signorina", una "mafalda", un "pizziato" una "scaletta", "una spiga", un "parigino"...e quasi sempre la gente dopo aver pagato esce dal negozio e stacca un pezzetto di ciò che ha  appena comprato non sapendo resistere al profumo del pane appena sfornato.
Lo scorso Natale   qualcuno ha detto che  "Betlemme" significa "casa del pane" : a parte le profonde  implicazioni teologiche di questo nome (il neonato Bambino si farà un giorno Pane), Biancaneve ha pensato che in quella Casa c'è davvero posto per tutti, azzimi e lievitati, bianchi e rimacinati, con o senza sesamo, morbidi o croccanti, freschi o di ieri. Lì ognuno si può identificare col pane che preferisce, e saziare la fame di affetto di tutti; ed entrando in quella stalla il profumo del pane fresco copre la puzza dello stallatico. Una ciabatta e un toscanino, ecco Biancaneve e il Cacciatore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nanoquaranta=semprefresco. Nanaromana= papalina. Terzonano = filoncino. Nanamadrid = spiga. Nanopapa'= pizziato. Nanorui = rimacinatino. Nanalombarda = scaletta ( verso il successo tv)