C’era una volta ( e forse c’è ancora) una donna che nella vigilia di Natale pregava Dio contemplando il presepe.
-Signore, voglio stare nella grotta come un personaggio in più; fammi essere...che so...una giraffa.
-Troppo alta- le disse Dio- il soffitto è basso e sbatteresti la testa.
-Allora, Signore, un elefante.
-Troppo ingombrante per il poco spazio che c’è, e poi non la smetteresti di mettere il naso dappertutto.
-Guarda, Signore, potrei essere benissimo un orso bruno...
- Non se ne parla proprio! - rispose Dio- Da secoli tutte le generazioni contemplano il presepe, ci sono pure le cartoline stampate, e non si è mai visto un orso bruno nella grotta. No, no...impossibile, mi dispiace, ma non posso rivoluzionare il mio presepe, quello vero.
La donna era di natura sua un po’ insistente:
-Signore, so che per Te- che sei eterno- il tempo non è un problema; forse non mi sono spiegata bene: io non voglio essere un personaggio in più nei presepi fatti ora, con le statuine e i sugheri, ma in quello vero, originale, autentico. Capisco le tue perplessità, perché la richiesta è un po’ ardita, ma...mi è venuta un’idea!
Si avvicinò un po’ di più all’orecchio di Dio e gli disse piano piano qualcosa.
- E sia! – disse Dio - (lo disse come era abituato a dirlo, in un modo molto efficace). Questo animale ti si attaglia bene: fastidiosa come a volte sei tu, non sempre attratta dalle cose nobili e profumate, con due occhi grandi per cogliere la realtà da tante angolature, e con due ali piccole piccole che non sanno farti volare alto.
Se guardate bene i cartoncini che raffigurano il presepe, magari usando una lente d’ingrandimento, vedrete una piccola mosca nera posata sull’orecchio sinistro del bue che a tratti la scaccia (ma poi si rassegna e la lascia stare).
Fu così che la donna conquistò un posto in tribuna per assistere all’evento che ha cambiato la storia, e nessuno la schioda più da lì.
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